Un signore non stava bene, allora è andato da don Rodolfo e questi gli ha detto: “Vai a casa prendi il cuscino con cui dormi. Svuotalo che dentro non hai quasi più pelo; quando è finito l’ultimo pelo dovrai morire. Fai presto vai e lo butti nel fosso”. È andato a casa che aveva soltanto una piuma o due dentro il cuscino e dentro vi ha trovato anche un’arma o una cosa così. L’ha buttata nel fosso e così si è liberato dalla maledizione.
Mia zia aveva un figlio in Russia e in tempo di guerra è morto. Andava anche in tutte le stazioni a vedere se c’era suo figlio che tornava, ma niente. Veniva sempre alle funzioni che facevano al pomeriggio. Là vicino c’era un bar e due signori fuori. Uno dei due le dice: “I furbi sono venuti a casa dalla Russia e quelli ignoranti sono rimasti là”. Allora mia zia dice a don Rodolfo: “Non vengo più alle funzioni neanche per sogno!” E allora lui le ha detto: “Ma che cosa vuoi ascoltare quello là che è il più somaro che ci sia nella provincia di Mantova”. Mia zia fa: “Somaro o non somaro io non vengo più”. Così alle funzioni mia zia che andava sempre a Messa, non andò più. Don Rodolfo le dice: “Vieni o non vieni più?” “No, basta”. “Scommettiamo che vieni ancora?”. Mia zia rispose infine “No, no, no!”. Allora sai andavano a rane. Lei era andata dietro al cimitero a rane con un’altra mia zia che era mezzanotte (non è mica come adesso che si ha paura di uscire la sera). Quando vennero fuori dalla stradina del cimitero, don Rodolfo era in strada e le disse: “Vieni ancora a Messa?”. “No”. Allora don Rodolfo disse: “Questa sera non vai a letto”. “Cosa mi non vado a letto stanca come sono? Ci vado eccome!”. “Beh, vediamo!”. Allora ritorna a casa e fa per andar di sopra (aveva la scala per salire in stanza) e sull’ultimo scalino, mette un piede in camera, ma l’altro non si muoveva più. E allora chiama mio zio che era a letto; lui si alza e prova a tirare per vedere se era capace di sfilarle il piede; macché la molla là con una gamba su e una giù dal gradino ed esce in bicicletta. Mio zio m’ha raccontato che ha trovato don Rodolfo di notte sulla porta della canonica che lo aspettava già. Mio zio era andato a chiedergli scusa da parte sua e della moglie. Allora don Rodolfo come l’ha visto gli fa: “Va’, vai a casa che so che cosa vuoi, la trovi a letto”. Un’altra volta una signora aveva portato a don Rodolfo cinque galline di ricompensa per una grazia ricevuta. Una volta si regalavano galline oppure qualche salame. Allora don Rodolfo le disse: “Questa, questa e questa me le tengo, le altre due galline rimaste riportale dove le sei andata a rubare”.
Sono l’attuale perpetua di Pellaloco. Posso confermare che sotto il ponticello, vicino a via Santa Rita in direzione cimitero, don Rodolfo aveva posto lire 500 sotto una pietra quadrata di circa venti centimetri. Il gesto era ben augurante per i futuri progetti edilizi del Villaggio Santa Rita. I vecchi proprietari terrieri non tennero in nessun conto i desideri di don Rodolfo e, rimossa la pietra, ci costruirono sopra. Ma la loro morte, a quel punto, giunse repentinamente.
Primo Vencato
Era un santo. Infatti ricordo che un giorno don Rodolfo disse a un mio amico di correre al fiume che il figlio stava annegando e il figlio si salvò grazie a lui.
In un’altra occasione un uomo portò a don Rodolfo cinque galline e don Rodolfo gli disse: “Per queste tre ti ringrazio, ma le altre due riportale a chi le hai rubate”. Don Rodolfo sapeva tutto e venivano anche da Treviso per parlare con lui.
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