Se santi sono proclamati coloro che compiono miracoli dopo la morte, don Rodolfo può di certo enumerarsi tra quelli che, dopo la morte, assistono ancora chi si rivolge loro...
Anonimo
Io solo da pochi anni ho iniziato a visitare la tomba di questo santo sacerdote, però ne ho sempre sentito parlare da mia madre che ne aveva ottenuto grazie in anni ormai remoti. Posso solo dire che ogni volta che faccio visita torno a casa sicuramente rinfrancato.
Brunella Chiorlin
Milano (MI)
In questo cammino di preghiera e di fiducia perché il Bene sia presente sempre nella mia vita, fatti, gesti, pensieri e azioni sono diventati il segno di una conversione: questo è il miracolo principe che porta altro Bene a me e agli altri, tutti i giorni, in ogni istante, nelle scelte quotidiane, nel lavoro come negli affetti, in qualsiasi situazione, di gioia come di difficoltà, di paura o indecisione, di sofferenza o di fatica.
Il miracolo di una guarigione dal male, da una malattia, come il miracolo di incontrare persone affinché si realizzi la nostra felicità non sono un caso, ma attraverso l'intercessione di Maria, don Rodolfo. Grazie Maria in Cielo, grazie don Rodolfo! Dopo un anno, il 12 maggio 2013, sono riuscita ad andare a Pellaloco con la cara amica e sentire dentro il mio cuore che tutto questo era avvenuto per me.
Elisa Pagani
Ventidue anni fa mio figlio faceva il militare; ogni 15 giorni tornava con un congedo di 48 ore, ma la domenica pomeriggio stava male tutte le volte, perché perseguitato da persone ostili; si ammalava e la febbre si alzava a 40. Gli ufficiali di mio figlio pensavano usasse la scusa della malattia per non rientrare, ma la terza volta lo mandarono all’ospedale militare di Borgo Trento di Verona nel reparto infettivi e là ha contratto il morbillo che però non sfogava e i puntini rossi non uscivano. Ero disperata. Dopo avergli fatto visita, al ritorno mi fermai a pregare a Pellaloco, sulla tomba di don Rodolfo. Arrivata a casa il primo miracolo: ricevetti la telefonata che i puntini erano usciti sul corpo di mio figlio, anch’egli stupito perché nel giro di poco gli fossero usciti tutti. Poi a mio figlio, come se non bastasse, venne un focolaio al polmone. Quest’ultima volta era ridotto male, era pelle e ossa. Così di ritorno dall’ospedale, mi recai nuovamente al cimitero sulla tomba di don Rodolfo. E, appena tornata a casa, ricevetti nuovamente una chiamata di mio figlio che disse: “Sai mamma mi hanno sospeso tutti gli antibiotici”. Il secondo miracolo: mio figlio stava bene, era guarito. Don Rodolfo ha protetto mio figlio fino alla fine di militare. Dopo questa fortuna, don Rodolfo mi venne in sogno dicendomi: “Ora per te non posso più fare niente”. Ma presto trovai un altro sacerdote che mi consigliò e aiutò nelle vicende famigliari della vita quotidiana.
Mariapia Grisanti
Milano (MI)
Sia in occasione della dipartita al Cielo di mia madre e mio padre, avvenuta rispettivamente nel 1994 e nel 2005, sia per conoscerne meglio la storia e soprattutto per sentirli ancora vicini, ho avuto il desiderio di avvicinarmi alle persone e ai luoghi da loro amati. In particolare dopo la morte di mio padre ho voluto incontrare quello che era stato il mio padrino di battesimo, nonché membro del Gruppo Spirituale di Padre Pio a Venezia, all'epoca in cui i miei vivevano là. Il suo nome era (poiché nel frattempo è anch'esso deceduto) Umberto Toffano. Mio padre si era recato con lui a San Giovanni Rotondo e nell'anno 1952 era stato da lui indirizzato a don Rodolfo nella frazione di Pellaloco di Roverbella, per chiedere la guarigione di mia madre allora in gravi condizioni psicofisiche. Dopo la visita al mio padrino, quindi, desideravo anche recarmi a Pellaloco ed avevo reso partecipi alcune mie sorelle di questa mia volontà. La cosa all'epoca è poi caduta nel nulla e il desiderio di tornare a Pellaloco è poi riemerso diversi anni dopo. É stata infatti Anna a proporre di recarci là nel dicembre 2011, a seguito della morte di un nostro carissimo familiare, avvenuta in tragiche circostanze. Tutte noi sorelle abbiamo sentito fortemente il bisogno di andare nei luoghi cari e così importanti per la nostra famiglia per chiedere conforto in quel momento così drammatico e per affidare specialmente questo nostro parente a Dio, tramite l'intercessione di don Rodolfo. In quell'occasione Anna portava con sé una sua foto, che abbiamo voluto deporre sopra la mensolina della Cappella del Cimitero dove riposa don Rodolfo, dove si trovavano altre fotografie, bigliettini e richieste di preghiere dei fedeli. Solo a distanza di qualche mese, in primavera, siamo tornate a visitare la cappella (questa volta presenti anche l'altra sorella Chiara e mia figlia Marta) e con nostra grande sorpresa e tremore abbiamo visto quanto segue: la fotografia del nostro caro non si trovava più sulla mensolina, ma era affissa su una nuova piccola bacheca in legno, dove erano appesi diversi ex voto riportanti le scritte GR (grazia ricevuta); il lato superiore della sua foto era inserito in un biglietto composto da due lembi: il lembo sottostante è di color mattone con la scritta P.G.R. (per grazia ricevuta) in caratteri dorati, mentre quello superiore è di plastica trasparente; sopra la mensolina, nello spazio precedentemente occupato dalla foto era presente invece un'immagine di Padre Pio, che – tra l'altro – ci ha fatto venire in mente la stretta collaborazione esistente tra queste due sante figure, già emersa in modo così evidente in passato a fronte della guarigione di nostra madre. È difficile descrivere il nostro stupore e la nostra gioia davanti a tutto questo. Oltretutto la parte superiore trasparente del bigliettino permetteva contemporaneamente la visione sia della porzione di foto inserita fra i due lembi che il fondo colorato del bigliettino stesso, come se non fossero rispettate le leggi della materia, ossia come se la foto fosse immateriale, permettendo di mostrare ciò che ne stava al di sotto. Più volte ci siamo avvicinate, e ancora oggi, tutte le volte che torniamo sul posto scrutiamo questo biglietto, non capacitandoci di tale stranezza. Siamo certe che tutto questo sia la prova tangibile dell'intercessione di don Rodolfo e della collaborazione di Padre Pio con lui a seguito delle nostre preghiere. Da quel momento abbiamo avuto la consapevolezza della compagnia di don Rodolfo al nostro fianco che non solo non ci ha più lasciate, ma va sempre più aumentando, prova ne è la stesura di una tesi a lui dedicata e tutte le testimonianze e i segni che a lui rimandano.
Cristina Grisanti
Milano (MI)
Dopo una donazione della casa da parte dei miei a noi figli, ben venticinque anni dopo, viene fuori nel 2012 una tassa da pagare che non rientra nemmeno più nella normativa dei tributi, per una cifra sui 50.000 euro lievitata così a causa di tutti gli anni arretrati. L’avvocato che ha in mano da venticinque anni la pratica, si scopre aver perso tutti i documenti e gestisce la causa come se fosse già persa. Cinque giorni prima della scadenza per presentare la difesa, il buio, ma dopo continue preghiere a tutti i Santi e a don Rodolfo che aveva indirizzato a suo tempo mio padre per l’acquisto dell’immobile di viale Certosa 153 a Milano, ricevo un contatto di una persona che lavora all’Agenzia Tributaria. É sabato sera, trasmetto tutti i documenti reperiti: mi risponde la domenica avendo disposto un piano di difesa così accurato che neanche il mio avvocato ha fatto in venticinque anni. Ma pare comunque che non ce la si possa fare a vincere la causa a meno che non intervenga l’aiuto divino. Continuo a pregare don Rodolfo, insieme alle mie sorelle.
Arriva il giorno dell’udienza. Contrariamente alle indicazioni del mio avvocato, mi reco in Commissione Tributaria. Il mio avvocato anche in quest’ultima sede non deposita la documentazione necessaria. Il Commissario chiede se ci sia altro da aggiungere, ma il mio difensore risponde negativamente. Io disperata esclamo: “Ma come?” La situazione precipita, mi mandano fuori dall’aula senza diritto di parola. Vengo minacciata a causa del mio intervento e peggio di così l’udienza non poteva andare. Il giorno successivo sono annientata, non c’è più speranza, ma mi affido totalmente e continuo a pregare, don Rodolfo compreso.
Mi reco in ufficio e mi comunicano per telefono l’impossibile: l’annullamento della sentenza al terzo grado di giudizio, con due gradi precedenti sfavorevoli!
Anna Grisanti
Vighizzolo di Cantù (CO)
Quando sono andata a Pellaloco nel dicembre 2011, abbiamo presentato a don Rodolfo le pene che ognuno di noi aveva nel cuore, in particolare io ho chiesto la guarigione di mia figlia che dal 2010 soffre per un linfoma non hodgkin primitivo della cute. Quest’anno sono tornata in visita a don Rodolfo il 15 maggio con mio marito, le mie sorelle Cristina e Pia, le mie nipoti Marta e Caterina e due amici. Costanza avrebbe dovuto iniziare delle cure pesanti già dal mese di febbraio 2013 perché quelle fatte sino ad allora non avevano impedito la crescita e lo sviluppo del linfoma, ma aveva rimandato l’inizio della terapia di qualche mese per motivi di studio/lavoro. Dalla fine di maggio è iniziata la remissione del linfoma, le numerose lesioni che aveva in varie parti del corpo sono quasi completamente sparite e non si sta sottoponendo a nessuna cura. In luglio mio figlio Benedetto, che vive in Australia, ha avuto grossi problemi di salute ed anche questi si stanno risolvendo nel migliore dei modi, al di sopra di ogni aspettativa.
Don Andrea Malaguti
Ferrara (FE)
(all’epoca era un seminarista)
Sono venuto a conoscenza, seppur sommaria, di don Rodolfo pochi mesi dopo la mia entrata in seminario a Ferrara, a dicembre 2012. Mi recai a trovare una persona, che io oso definire una santa, un’anima eletta, che si chiamava Rina, che conobbi a sua volta mentre facevo discernimento vocazionale, il sabato in albis di quello stesso anno. La Rina, come era chiamata da tutti noi, era maestra elementare ritiratasi dopo 40 anni di insegnamento, moglie e madre di due figlie, nonché nonna, nata nel 1927 nella prima Romagna, nella zona di Argenta e da molti in Ferrara era conosciuta come “la maestra”. Era una donna di gran fede, riscoperta dopo una conversione forte all’età di circa 40 anni, attraverso un evento, “un richiamo forte”, come diceva lei, che ricevette nei pressi della chiesa delle Stimmate in Ferrara. Da quel momento la sua vita si caratterizzò da un grande amore per la Chiesa, per i sacerdoti, per l’Eucarestia, da una profonda preghiera vissuta nel quotidiano, ogni giorno si alzava alle 4,30 e recitava tutte le corone del rosario, pregando per molti che si affidavano alla sua preghiera e in particolare per i sacerdoti e per noi seminaristi. Per quella che fu la mia breve conoscenza della Rina, posso dire che ella aveva una “marcia in più”, aveva infatti doni che a mio avviso, e anche di altri più qualificati, andavano oltre l’ordinario, mi riferisco in particolare alla sua straordinaria capacità di leggere nei cuori delle persone, a certe parole profetiche, che al verificarsi, si capiva che non erano coincidenze. Ella esercitava con profonda umiltà e in obbedienza alla Chiesa e per tanti, anche sacerdoti, fu una valida compagna di viaggio nel cammino di fede. È venuta a mancare in fretta, dopo una malattia che in breve tempo l’ha consumata fisicamente e anche la chiusura della sua vita terrena avvenne in circostanze significative: il suo travaglio fisico iniziò proprio il giorno 11 febbraio 2013 quando il Papa Benedetto XVI diede le dimissioni, il suo decesso, dopo aver offerto la sua sofferenza e la sua vita per il bene della Chiesa avvenne il 2 aprile seguente, nella ottava di Pasqua, giorno in cui anni prima morì Giovanni Paolo II di cui era molto devota ed ella stessa previde che la propria morte sarebbe avvenuta durante l’ottava di Pasqua, e nei giorni della novena alla Divina Misericordia. Mi sono permesso questa digressione sulla Rina, perché fu Lei a presentarmi don Rodolfo, e penso non l’abbia fatto a caso anche se certi misteri, nel nostro cammino di Fede e di vita li scopriremo solo col tempo e pienamente in paradiso, se ci arriveremo. La cosa che più mi stupisce ancora, ed è nel mistero grande della comunione dei Santi, è che un’anima eletta mi presentò un’altrettanto anima eletta. La Rina mi regalò una foto di Don Rodolfo, mi disse con la sua forza “Questo è don Rodolfo è un santo. Vedi bene?”, io osservando la foto notai che questo sacerdote aveva un volto trasfigurato e trasfigurante e due occhi, puri, limpidi, che sembravano avere uno sguardo ben oltre la terra, ma verso il Cielo. E se si dice che l’occhio è lo specchio dell’anima... Commentai queste mie percezioni con la Rina, ed Ella ribatté: “Hai visto che occhi che aveva don Rodolfo!”, poi mi raccomandò di mettere la sua fotografia nell’automobile, dove ancora la conservo e di pregarlo. Il motivo non lo so, come non so se Rina abbia conosciuto don Rodolfo da vivo, o per testimonianza di altri, o per il mistero della comunione dei Santi, presumo forse di sì perché mi accennò alla malattia di don Rodolfo e al fatto che fosse dimagrito di circa 50 chili. A distanza di tempo in questi giorni per caso, anche se io penso che il caso non esiste nella vita di noi cristiani, e quindi dico per provvidenza, ho trovato su internet il blog su don Rodolfo, e ho visto che la sua memoria grazie a Dio, viene portata avanti, così come ho potuto vedere che in occasione della presentazione del Suo lavoro, ha partecipato un ottimo sacerdote, Don Andrea Martini, cui io sono particolarmente legato, che mi aiutò nel mio discernimento vocazionale. E da lì è nato il mio desiderio di approfondire la conoscenza di Don Rodolfo, anche perché da questi esempi di santi sacerdoti, possiamo tanto imparare nel nostro cammino di Fede e io anche nel mio cammino di discernimento e preparazione al sacerdozio, se sarà volontà di Dio. Inoltre l’intercessione e la Preghiera delle Anime Sante, che già hanno raggiunto la Chiesa, nella sua dimensione celeste e trionfante, è per noi qui in terra un prezioso aiuto. Da ultimo mi rallegro che la memoria di Don Rodolfo, sia tenuta viva grazie anche al Suo prezioso lavoro, e da una persona di giovane età come Lei. Ferrara, 3 marzo 2016.
Tino Russo
Marmirolo (MN)
Ho conosciuto don Rodolfo ai tempi dell’università e andavo spesso a trovarlo con don Guido Zelada, all’epoca curato di Marmirolo. Ricordo le folle di persone che andavano a trovarlo, interi pullman. Lui le riceveva dietro l’altare e mi chiedeva di stargli vicino. “Tu sei potente come me” diceva. Ho quindi assistito a vari colloqui. A volte gli portavano oggetti (derivati da fatture) nascosti in scatole o involucri di stoffa, ma lui non voleva mai vederli perché sapeva già il contenuto. Ricordo l’ultimo saluto: eravamo andati con don Guido a Pellaloco e lui era seduto in canonica su una poltrona. Ci siamo dati un ultimo abbraccio. Non ho mai approfondito come mai don Rodolfo dicesse che ero ‘potente’, ma una volta mi capitò un episodio sorprendente: mentre mi recavo con la corriera a scuola a Mantova, salì all’ultimo secondo una donna e si sedette vicino a me. In quel momento nella mia testa passarono diversi fotogrammi che mi mostrarono il motivo del suo ritardo e, poco dopo, senza che le chiedessi nulla, lei confermò quello che poco prima era soggiunto alla mia mente. Don Rodolfo non fu l’unico a dirmi che avevo qualcosa di particolare: una collega di mia mamma che veniva chiamata ‘Beata Paola’ ed esercitava la radioestesia mi diceva che durante queste operazioni io “disturbavo” ed “interferivo”. Quando è morta ha deciso di lasciare tutti i pendolini a me; io li ho ancora, ma non ho mai voluti utilizzarli. Don Rodolfo in questi anni non mi ha mai abbandonato e, come allora, non ha mai ‘sbagliato un colpo’. Per tre anni sono stato tormentato a livello legale per non aver commesso nulla e sono convinto che la mia innocenza e la verità sia emersa anche grazie a lui. Inoltre ho sempre ‘messo nelle sue mani’ mia figlia Eleonora: ai tempi, dopo la laurea in giurisprudenza, ha trovato in un batter d’occhio un ottimo posto di lavoro in piazza San Babila a Milano (dove è poi rimasta per dieci anni) che la pagava quattro milioni al mese delle vecchie lire...una cifra altissima per essere alla sua prima esperienza! Volevo portare sulla tomba di don Rodolfo un ex voto, ma non ne ho ancora trovato uno che mi convincesse. È un mio forte desiderio.
Marisa Raimondi
Roncoferrato (MN)
Pensando al nostro incontro (nella cappella di Pellaloco) così particolare, così strano, non riesco a capire il perché succedano questi eventi. Sono devota a Santa Rita con un percorso di vita molto doloroso, ma essendo la Santa delle cose impossibili, mi ha soccorso, mi ha dato modo di pregarla e di rendere testimonianza nel bisogno altrui. Spero che questo sacerdote, se lo invoco nel bisogno, interceda anche per me. Tra tutte le testimonianze quella di tuo nonno mi ha toccato il cuore. Tabaccaio come noi, la sofferenza psicologica di tua nonna. Anch’io purtroppo ho conosciuto quella sofferenza...Don Rodolfo e Santa Rita, sono sicura ci daranno ricompensa: Dio ama, chi dona con gioia.
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